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Presentazione a cura di Alberto Nessi - 2004

Un colpo di mano sull'ignoto

"Il vero futuro può essere soltanto il risultato comune della potenza distruttrice e di quella conservatrice. Appunto per questo non gli spiriti deboli, trascinati da qualunque vangelo di una epoca, ma gli spiriti forti, fedeli insieme al passato, sono in grado di dare origine al vero futuro."
(Schelling)

"Gli spiriti forti, fedeli insieme al passato". Mi sembra il caso degli artisti che oggi presentiamo. Il passato è l'arte del Novecento, l'arte che Hans Sedlmayr, nel piccolo classico La rivoluzione dell'arte moderna, mette sotto il segno di purezza, geometria, tecnica, inconscio. Questi idoli che hanno presieduto alla nascita delle principali correnti artistiche del secolo scorso, dall'astrattismo al surrealismo. E che oggi lasciano il posto a nuovi idoli come: contaminazione, gesto, concetto, performance.

In Arrigoni l'aspirazione alla purezza prende il sopravvento, quasi che le sue opere in bronzo levigato siano passate in un alambicco che le abbia private delle scorie del disagio e della problematicità. Egli si rifà a Alberto Giacometti per il quale l'arte è un lungo cammino, l'avventura più straordinaria, il viaggio su una nave verso paesi mai visti; ma mentre nel maestro grigionese il corpo umano scarnito è sublimamente chiuso nella solitudine angosciosa che è emblema della nostra condizione esistenziale, in Arrigoni il corpo cerca compagnia. Si direbbe che le sue figure siano state addolcite da un clima, quello del Ticino meridionale, che favorisce la socialità e così siano pronte a spiccare un passo di danza nel vento, a sfiorarsi, se non ad abbracciarsi. Mentre Giacometti rappresenta la condizione umana, Arrigoni la idealizza.

© 2023  Arnoldo Arrigoni

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